Nell'immaginaria città iraniana di Bad City si aggirano strani personaggi: un ragazzo rockettaro che vive col padre tossicodipendente, un violento spacciatore, ladro e magnaccia, una triste prostituta, una ragazza ricca e una giovane che appare d'improvviso nella notte vestita col velo tradizionale ma è tutt'altro che indifesa, visto che è un vampiro. Tra lei e il ragazzo nasce un'inconsapevole attrazione che li unirà in una singolare fuga. Preceduto dai premi vinti in molti festival, da Sitges a Bucarest, da Deauville a Dublino, dopo la presentazione al Sundance del 2014, arriva finalmente anche nelle nostre sale il primo “western vampiresco iraniano”, opera prima dichiaratamente ambiziosa della trentaseienne Ana Lily Amirpour, regista di origini iraniane ma nata a Londra e da sempre vissuta in America.
Questo spiega lo sguardo occidentale su quello che appare come un ritorno alle origini, filtrato attraverso gli occhi di una cinefila cresciuta col cinema indipendente americano. In questo senso A Girl Walks Home Alone at Night - titolo bellissimo lasciato giustamente in originale – è un po' l'intruso tra i quattro della rassegna Nuovo Cinema Teheran, perché è cinema della diaspora, tipico di quelle generazioni di iraniani che non hanno mai conosciuto il paese natio o lo hanno lasciato da molto tempo per vivere e lavorare in Occidente. La Bad City del film, come riconosce la stessa autrice, è il loro mondo, pieno di riferimenti alla pop culture con cui sono cresciuti. Il protagonista è ispirato a James Dean e guida spavaldo – anche se per poco – una Ford Thunderbird e la prostituta malinconica sembra uscita da un film francese.
Unico elemento veramente originale e caratterizzante in senso etnico la storia è la vampira vestita con il lungo chador nero che indossa per cacciare e che non a caso rappresenta la minaccia che richiama questi personaggi senza identità alle loro radici, pericolosa sirena che preda solo tra coloro per i quali non c'è più possibile ritorno in società. A Girl Walks Home Alone at Night è un film dalle atmofere dilatate e rarefatte, quasi oniriche, girato in un bellissimo bianco e nero e in formato anamorfico, con qualche tocco di umorismo e una marea di citazioni. In questo senso è uno di quei film i cui difetti paradossalmente coincidono con i pregi,
Come spesso avviene quando si arriva finalmente all'opera prima, è un pot-pourri di omaggi e suggestioni: Amipour ha fin troppo presente la lezione del primo Jarmusch e del Lynch degli esordi (impossibile non pensare ad Eraserhead) e negli inseguimenti della sua vampira c'è un'eco del Bacio della pantera di Jacques Tourneur. C'è anche una divertente strizzata d'occhio a Ritorno al futuro quando la ragazza vampiro adotta lo skateboard come mezzo di locomozione. E ovviamente il richiamo a Sin City e il bianco e nero da graphic novel sono tutt'altro che casuali, come non lo sono le musiche alla Morricone e l'omaggio al western all'italiana.
Le parti più belle del film sono a nostro avviso quelle in cui la ragazza si rilassa nel suo covo e le sue improvvise apparizioni, che sembrano davvero uscite da un fumetto, tanto che la regista ha deciso dopo il film di dedicargliene uno in forma di prequel. Ottima è anche la colonna sonora scelta dall'autrice, una compilation del miglior rock iraniano. La stoffa insomma sicuramente c'è, ma per capire cosa possa davvero fare Amirpour con questo talento preferiamo aspettare la sua opera seconda e la rivelazione del suo vero e originale stile – che qua si intravvede appena – sperando che con questo debutto abbia reso sufficiente omaggio ai suoi maestri.
Fonte: comingsoon.it
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