Un lago ghiacciato, una casa fuori dal tempo e tutto intorno la natura. La prima inquadratura di Thelma potrebbe trarre in inganno: l’angoscia deve ancora arrivare, e la quiete sembra l’unica padrona della scena. Un padre e una figlia vanno a caccia insieme, camminano in mezzo alla neve, fino a quando incontrano un cervo. L’uomo alza il fucile e si prepara a uccidere l’animale, ma all’ultimo mira alla testa della bambina. È l’inizio dell’incubo, metafora di uno scontro generazionale tra genitori e giovani, adolescenti e società.
Thelma ha poteri paranormali, può spezzare una vita solo con il pensiero, come se fossimo in una sorta di Carrie – Lo sguardo di Satana in stile norvegese. Lei è schiacciata da una famiglia eccessivamente religiosa, che non le permette di esprimere se stessa. Non può neanche bere una birra con gli amici, perché le hanno insegnato che è peccato. Nelle sue “crisi” immagina di non poter respirare, di affogare in una piscina da cui non può uscire. Dentro Thelma convivono il bene e il male, come in ogni essere umano, ma è il senso di ribellione a muoverla, a spingerla verso un’incontrollabile sete di violenza.
La società opprime chi insegue i propri sogni, e invita ad abbandonare le ambizioni invece di seguirle. La paura arriva dalla solitudine, dal non avere amici, dal sentirsi continuamente esclusi. Quella di Thelma è una vendetta muta, un istinto che non riesce a dominare. Un demone abita dentro di lei, si alimenta con i suoi desideri più oscuri, con le passioni nascoste, come quella per una sua compagna di università. I benpensanti non le permettono di condividere il letto con una donna, così scatena l’inferno. Il regista Joachim Trier strizza l’occhio a Brian De Palma, ma evita ogni vena splatter. Il sangue non si vede, i colori sono spenti, e la sofferenza fisica si fonde con quella interiore. I ritmi sono lenti, e i brividi arrivano attraverso i tremori delle mani e le luci a intermittenza. I segreti scatenano le tempeste, le furie omicide, ma forse all’orizzonte esiste ancora un barlume di speranza.
La società opprime chi insegue i propri sogni, e invita ad abbandonare le ambizioni invece di seguirle. La paura arriva dalla solitudine, dal non avere amici, dal sentirsi continuamente esclusi. Quella di Thelma è una vendetta muta, un istinto che non riesce a dominare. Un demone abita dentro di lei, si alimenta con i suoi desideri più oscuri, con le passioni nascoste, come quella per una sua compagna di università. I benpensanti non le permettono di condividere il letto con una donna, così scatena l’inferno. Il regista Joachim Trier strizza l’occhio a Brian De Palma, ma evita ogni vena splatter. Il sangue non si vede, i colori sono spenti, e la sofferenza fisica si fonde con quella interiore. I ritmi sono lenti, e i brividi arrivano attraverso i tremori delle mani e le luci a intermittenza. I segreti scatenano le tempeste, le furie omicide, ma forse all’orizzonte esiste ancora un barlume di speranza.
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