giovedì 2 marzo 2017

Your Name

Your Name - La recensione dell'anime di Makoto Shinkai


L'adolescente Mitsuha e il coetaneo Taki non si conoscono: lei vive nel provinciale paese montano di Itomori, lui vive a Tokyo. Nei giorni che vedono l'imminente passaggio di una cometa vicino alla Terra, per qualche ragione, capita che in alcune giornate l'anima di lei finisca nel corpo di lui, e viceversa. Sulle prime sconvolti dall'inspiegabile fenomeno e dalle sue tragicomiche conseguenze, i due imparano a comunicare e conoscersi, almeno finché...
L'anime Your Name, scritto e diretto da Makoto Shinkai per la Comix Wave, arriva in Italia con un'uscita evento di tre giorni, a furor di popolo: a sorpresa dello stesso Shinkai, è diventato il quinto più grande incasso della storia su suolo giapponese (140 milioni di dollari!), nonché il primo anime non di Hayao Miyazaki a superare i 100 milioni di dollari in patria. Dopo averlo visto, non è difficile capire perché.
Your Name usa la tradizione anime per raccontare il Giappone col cuore in mano, metabolizzando sì suggestioni cinematografiche anche occidentali (si pensa a Tutto accadde un venerdì e cloni), ma mettendole al servizio di una visione del mondo passionale, mistica e problematica che chiunque conosca i temi degli anime più rinomati non stenta a riconoscere. Mitsuha è spinta da sua nonna a perpetuare tradizioni religiose di cui non capisce il senso, tradizioni lontane anni luce dalla città in cui vive Taki, che oltre a ignorare il passato culturale di quella terra ne ignora persino l'esistenza. E' però proprio quella visione antica dell'universo e del divino (pagano, si direbbe con gli occhi cristiani e occidentali) che compie due miracoli: illumina di misticismo il mistero della connessione amorosa e sessuale che i più fortunati di noi sperimentano, e dà un sapore originale, arcaico, a temi narrativi in altri casi declinati con la fantascienza.
Shinkai, premiato in questo caso dal pubblico anche per una ricerca di leggerezza e commedia assenti in altri suoi lavori, procede deciso: il suo cinema usa la fantasia per spiegare lo straordinario inspiegabile degli affetti, del destino, della natura, del tempo e delle crudeli apocalissi che il Giappone ha subìto e da cui si è saputo rialzare. E la vertigine che costruisce funziona, sbatacchiando gli spettatori tra una risata, un'angoscia terribile (a metà della vicenda, non possiamo spoilerare) e una risoluzione liberatoria che spinge a pescare fazzoletti. E' raro che tra una classica smorfia anime e l'altra, si tocchi con mano così bene il terrore e la fascinazione per le nostre esistenze, effimere e incredibilmente significative allo stesso tempo.
Anche se, volendosi soffermare su alcune soluzioni stilistiche più scontate, Your Name forse non è all'altezza formale di gioielli precedenti di Shinkai come Il giardino delle parole (attualmente su Netflix) e 5cm Per Second, è però tuttavia più solare, positivo e motivante di questi ultimi, senza rinunciare al sentimento sperticato che lo contraddistingue. C'è chi vede in lui il nuovo Miyazaki (qualche tema è in comune, in effetti), ma Your Name ha un'identità più chiara d ell'omaggio esplicito allo Studio Ghibli di qualche anno fa, cioè Viaggio per Agartha. Con un responso di pubblico e critica di questa portata, peraltro giudicato "terrificante" da lui stesso, imbarazzato dal paragone con Hayao, Makoto Shinkai, classe 1973, adesso è Makoto Shinkai e basta.

Fonte: QUI

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